Il primo post di
questo nuovo anno non poteva non riguardare il QE Quantitative Easing della
Banca Centrale Europea, che terminerà alla fine di questo mese di gennaio, con
cui la BCE metterà fine soprattutto alle azioni di acquisto dei titoli di stato
e di inondare le banche con denaro a basso costo, perché si è pensato che con
quest’azione si sarebbe stimolata sia la crescita che un aumento
dell’inflazione, ma così non è stato.
Il QE è stato lanciato
effettivamente la prima volta nel marzo 2015 e sarebbe dovuto proseguire fino a
settembre 2016 con una spesa di 60 miliardi di euro al mese.
Ma a dicembre 2015, la
BCE ha deciso di prolungare il quantitative easing fino al marzo 2017 sempre
con una spesa mensile di 60 miliardi di euro, ma da aprile 2016 è stato
ulteriormente rafforzato questo bazooka della BCE da 60 a 80 miliardi di euro al
mese sempre fino a marzo 2017, per poi proseguire al ritmo di 60 miliardi di
euro/mese fino alla fine del 2017.
Ad ottobre del 2017 si
è deciso di prolungare il quantitative easing anche per tutto il 2018 con
termine ultimo fissato però con la fine di gennaio 2019, con una spesa di
acquisti ridotta alla metà fino a settembre 2018, cioè 30 miliardi di
euro/mese, e da ottobre 2018 alla conclusione definitiva del QE a 15 miliardi
di euro al mese.
Questi sono i dati
economici riferiti al quantitative easing della banca centrale europea,
adottato in questi anni e che non è servito, purtroppo, a stimolare non più di
tanto la crescita, l’occupazione o un aumento dell’inflazione, tutto questo
perché i consumi non sono ripartiti rispetto alle previsioni.
Uno dei pochi vantaggi
dato dall’utilizzo del QE è di aver mantenuto basso il costo del denaro, che
insieme al basso tasso praticato dalla BCE, hanno fatto calare di parecchio il
costo di un mutuo sia a tasso variabile che a tasso fisso. Ma un vero boom nel
chiedere un mutuo nemmeno c’è stato, perché ovviamente se non si ha lavoro, non
si ha denaro o gli stipendi sono miseri e bloccati da anni, comunque la gente
ci pensa mille volte prima di farsi un mutuo anche se è appetibile com’è ancora
attualmente.
Probabilmente tutti
questi miliardi elargiti in questi anni alle banche, che dovevano soltanto
transitare per poi passare ad imprese e famiglie, non hanno quindi giovato più
di tanto. Sarebbe stato meglio che questa pioggia di denaro fosse stata
distribuita direttamente alle imprese per favorire una crescita ed uno sviluppo
vero, con un aumento dell’occupazione, degli stipendi, con conseguente aumento
dei consumi e della circolazione del denaro e quindi dell’inflazione.
Fin quando famiglie e
imprese non avranno le liquidità necessarie, da una parte per far ripartire i
consumi e dall’altra per aumentare gli investimenti per la crescita e
l’occupazione, queste misura, come il quantitative easing, serviranno poco a
nulla ed arricchiranno solo determinate categorie che già stanno bene
economicamente, mentre chi non se la passa bene continuerà a penare!
E poi… cosa succederà
a l’Italia con la fine del QE? Sarà un male o un bene? O sarà una scusa per
nuovi attacchi speculativi al Bel Paese?
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Roberto Di Stefano
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