Questa crisi economica attuale sta accumunando il sud con il nord Italia, dove appunto anche il nord sta conoscendo il dilemma di come si vive quando la situazione economica non è più rosea, mentre il sud è già abituato vista la “cronicità” in cui vive ormai da decenni.
In qualche post fa Ecco le cose che non funzionano....– Lavoro (prima parte) avevo menzionato la “Questione Meridionale” che richiedeva almeno un post a parte, anche se ci vorrebbe un blog intero. Ho fatto qualche ricerca su questo tema, che ha confermato qualcosa che già sapevo, anche perché io stesso sono meridionale, perché ne avevo sentito parlare della verità su questo argomento, “la guerra tra terroni e polentoni”.
Proprio in questi ultimi tre anni dal 2010 al 2012 ci sono stati i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Ma vediamo cosa dice la storia, non solo quella raccontata nei libri di scuola, sulle conseguenze che ha comportato l’unificazione nazionale e di come era prima dell’Unità d’Italia la situazione economica e sociale del paese.
Fino all’anno 1861 data in cui si sancisce l’Unità d’Italia, non esisteva nessuna “Questione Meridionale” infatti non c’era molta differenza tra Nord e Sud per quanto riguardava lo sviluppo economico, che secondo diversi storici era alla pari. Mentre fino ad allora non c’era nessuna emigrazione di meridionali verso il nord, al nord invece andavano in via in milioni in altri paesi.
L’economia del sud fino ad allora aveva punti di eccellenza. Infatti a Mongiana, in Calabria, c’era la più grande industria siderurgica italiana con 1500 dipendenti, tra cui operai provenienti da Brescia, tecnici provenienti da Germania e Svizzera, ed Ingegneri provenienti dall’Inghilterra, però il cervello dell’azienda era tutto meridionale. Era la prima fabbrica al mondo dove si lavorava solo 8 ore al giorno, la prima che aveva la cassa mutua e la prima che prevedeva una pensione per gli operai. Con l’arrivo dei garibaldini e con l’Unificazione d’Italia lo stabilimento fu chiuso, con conseguenze tragiche non soltanto per le numerosi perdite di lavoro che causò, ma comportò anche, perché fino ad allora non c’erano stati casi di cronaca, atti di criminalità. L’azienda appunto fu chiusa e venduta come ferro vecchio ad un ex sardo garibaldino, già condannato per truffa allo Stato e poi ovviamente, come succede ancora oggi, per questi meriti divenne anche deputato.
Quattro anni prima del’invasione, il Regno delle Due Sicilie, fu premiato all’Expo della Scienza e della Tecnica a Parigi con medaglia, dopo l’Inghilterra e la Francia come paese più industrializzato d’Europa. Infatti a Napoli c’era la più grande officina meccanica del tempo, che fu copiata dagli zar della Russia. Ma con l’arrivo dei bersaglieri la fabbrica fu chiusa, nonostante gli operai si misero a difesa dello stabilimento, ma dovettero cedere quando i bersaglieri iniziarono a sparare. L’officina così fu chiusa e furono aperte altre al nord.
Il Regno delle Due Sicilie era molto fiorente, aveva un commercio dove esportava sia nel ricco nord dell’Europa che in America. Anche la “prima crociera” fu del Regno delle Due Sicilie che capì prima di tutti gli altri il business del turismo.
Il conte Cavour, dopo l’Unificazione d’Italia, incaricò un tecnico un certo cavaliere Sacchi, di mettere ordine nella burocrazia e finanza nel regno appena conquistato ed annesso, che però risultò esemplare sia a livello di gestione ed organizzazione aziendale che nel funzionamento amministrativo per il pagamento delle tasse, al punto che lo stesso Sacchi chiese al conte Cavour l’estensione a tutta l’Italia del sistema burocratico e finanziario borbonico nettamente migliore al resto del paese.
Ma il conte Cavour rimase a capo del governo solo all’inizio del primo anno dell’Unificazione d’Italia, era il 1861 stesso anno in cui morì nel mese di giugno con la carica del primo presidente del consiglio dei ministri.
Ma con l’Unità d’Italia, e dopo la morte del conte Cavour, le cose cambiarono. Il Sud venne depredato delle sue ricchezze, si fecero chiudere le officine meccaniche, impianti siderurgici, ecc…., per aprirli al nord.
Fu penalizzato anche il porto di Napoli, il più fiorente all’epoca, che dopo l’Unità d’Italia persa la sua importanza a favore dei porti di Genova e Livorno scelti quali porti razziali dove dovevano entrare le merci degli altri paesi stranieri per il pagamento dei dazi.
La politica economica di allora, ma forse anche fino ai giorni nostri, perseguiva lo scopo che, quello che doveva morire al sud doveva nascere al nord. Prima con lo spostamento delle grandi fabbriche e poi con il trasferimento della popolazione meridionale, che con l’emigrazione in quegli anni e nei decenni successivi all’unificazione, raggiunse oltre 15 milioni di persone del sud emigrate al nord, soprattutto per fare i lavori più duri.
Queste informazioni cercate su internet, soprattutto tratte da una video intervista a Pino Aprile su Rai Due del 2010, di cui potete vedere uno spezzone da questo link su YouTube Intervista a Pino Aprile, lo stesso Pino Aprile autore anche del libro “Terroni”.
Da tutto questo è evidente che quello che è successo al Sud da 150 anni ad oggi, ora con questa crisi economica sembra stia succedendo al Nord ed al resto dell'Italia.
Una volta che una fabbrica chiude o se ne va, è difficile che poi riapra di nuovo, sia che sia italiana che straniera. Per questo dobbiamo cercare di far evitare la chiusura continua giornaliera delle fabbriche nostre e non, indipendentemente se sono al sud o al nord, siamo pur sempre italiani. Dobbiamo evitare che veniamo depredati delle nostre fabbriche, delle nostre ricchezze e della nostra identità.
Come già detto in un precedente post Elezioni Politiche Italiane 2013......! le nazioni mentre una volta si conquistavano con l’invasione militare, oggi si conquistano con l'invasione economica. Si porta prima uno Stato a diventare debitore, poi alla bancarotta ed infine alla sottomissione economica, come sta succedendo con l’Italia, Grecia e Spagna.
Ma questo si ritorcerà sulle nazioni che in questo momento si sentono sicure e ricche, fin quando non si accorgeranno che presto toccherà anche a loro e forse solo dopo le cose cambieranno!
Dite la vostra!
Per Cambiare la Nostra Italia
Roberto
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