Al post precedente (REDDITO di CITTADINANZA (1^ parte) – Pregiudizio degli oppositori ed ipocrisia dei critici e dei media) abbiamo visto il motivo perché è ancora presto parlare di fallimento del reddito di cittadinanza, che come detto sempre nel precedente post è solo un pretesto per attaccare la politica del Movimento 5 Stelle.
Non voglio essere un difensore del reddito di cittadinanza
però così come si è approntato frettolosamente presenta
senza dubbio più lacune rispetto agli obiettivi finali previsti di creare
occupazione.
Tanto è vero che proprio due anni fa avevo già scritto del
reddito di cittadinanza nel post Governo M5S-Lega e Def 2018 “riforma delle pensioni, flat tax e reddito di cittadinanza”evidenziando molti punti deboli, che
con un po’ più di coraggio si sarebbe potuto rendere più serio e veritiero! Sintetizzo
qui di seguito quanto scritto nel post di due anni fa citato sopra in
riferimento al reddito di cittadinanza.
Premessa, che prima cosa da fare era investire e riformare i centri per l’impiego in modo da renderli funzionali prima del via del reddito di cittadinanza, al fine di evitare di rischiare di bruciare qualche decina di miliardi di euro inutilmente senza creare prima le condizioni di una ripartenza dell’occupazione. Inoltre, i 780 euro mensili per i percettori del reddito di cittadinanza, anche se si potranno spendere solo per determinate cose, sono comunque tanti considerando che ci sono milioni di italiani che hanno lavorato anche per più di 40 anni, come braccianti agricoli, che adesso prendono molto meno di pensione! E se poi proprio si vogliono dare 780 euro/mese per il reddito di cittadinanza, suggerirei di farlo in maniera che tale cospicuo costo che pesa sullo Stato, diminuisca nel tempo e non diventi un incentivo a “non far niente”. Magari introducendo già al primo rifiuto di una offerta di lavoro per i percettori di tale reddito, una riduzione del sussidio del 30-50% a seconda dei casi (per esempio chi è effettivamente malato o ricoverato nel periodo in cui viene proposto l’offerta di lavoro, ridurre il sussidio al 30%, per altri motivi non di salute ridurre il sussidio al 50%). Successivamente applicare lo stesso meccanismo al secondo rifiuto dell’offerta di lavoro, ed infine come già previsto, togliere a chi sarà dato il reddito di cittadinanza al terzo rifiuto di lavoro.
Solo
in questo modo "serio" si sarebbe testato davvero la volontà delle
persone a cercare lavoro e non solo un sussidio per tirare a campare, ed il
reddito di cittadinanza avrebbe avuto un senso. Nel frattempo si sarebbero programmate
le modalità per come fare i controlli sia sulle richieste di sussidio che dopo,
coinvolgendo in primis i Comuni dove il disoccupato percepisce il reddito di
cittadinanza. Soprattutto i piccoli Comuni dove si sa che chi ha chiesto e
percepisce il reddito di cittadinanza ha o non ha davvero i requisiti per averlo,
oppure se lo sta percependo indebitamente. Inoltre nell'attesa della
funzionalità dei centri per l’impiego e dei navigator, si sarebbero e dovevano,
ma si può ancora, occupare i percettori del reddito di cittadinanza per scopi
sociali ed altre attività locali al servizio della comunità, per esempio nel
caso di pulizia delle strade cittadine in seguito a nubifragi o nevicate, o ad
altri servizi simili, e ridurre il sussidio se non addirittura sospenderlo e
toglierlo definitivamente per chi rifiutasse o trovasse scusanti a non essere
impiegato in questi lavori di utilità collettività.
Cambiamo La Nostra Italia
Roberto
Di Stefano
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